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Cittadinanza per matrimonio   versione testuale
Dal 1 giugno decidono i Prefetti

(27 aprile 2012) - Dal primo giugno l’esame delle loro domande, finora gestito a livello centrale dal Ministero dell’Interno, verrà affidato alle Prefetture. Questo dovrebbe garantire un accorciamento dei tempi, come spiega una direttiva del Ministro Anna Maria Cancellieri  appena pubblicata in Gazzetta Ufficiale.

Chi ha sposato un cittadino italiano può acquistare la cittadinanza due anni dopo il matrimonio, se risiede in Italia, oppure tre anni dopo se risiede all’estero. Quando poi ci sono dei figli, i termini si dimezzano rispettivamente a dodici e a diciotto mesi.

La direttiva affida al prefetto ha il compito di accogliere o bocciare le domande presentate da chi risiede in Italia. Il capo del Dipartimento per le libertà Civili deciderà su quelle di chi risiede all’estero.  Si tratta infatti, sottolinea Cancellieri, “di atti privi di valutazione discrezionale e tanto  più di valenza «politica», da emanarsi una volta accertate la sussistenza o meno dei requisiti prescritti e l'assenza o meno di determinati pregiudizi penali”.

Il ministro dell’Interno terrà per sé solo le domande per le quali, durante l’istruttoria, emergono “ragioni inerenti alla sicurezza della Repubblica” che potrebbero giustificare il respingimento. In questi casi entra infatti in gioco “un  giudizio  latamente discrezionale circa la compatibilità  di  atti,  comportamenti  ecc. dell'aspirante cittadino con interessi vitali della Nazione”.
La direttiva  mira a un ”ulteriore  snellimento dei procedimenti”. È inoltre “parte  sostanziale delle politiche di integrazione di quegli stranieri  che,  attraverso il vincolo coniugale, entrano  a  far  parte a  pieno  titolo  della comunità nazionale,  con  ciò  assumendo  l'impegno al rispetto, all'adesione e alla promozione dei valori posti a fondamento della Repubblica italiana”.