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Per un rinnovamento della liturgia


Ufficio Nazionale per le comunicazioni sociali - Editoriale


Liturgia e sacramenti sono parte integrante del patrimonio culturale del popolo italiano. Ne è senz´altro parte l´eucaristia, vertice del culto cristiano, ma lo sono anche battesimi, cresime e matrimoni, riti esequiali e celebrazioni penitenziali, festività liturgiche e solenni benedizioni, lo sono preghiere, canti, inni e invocazioni tramandate una generazione dopo l´altra. Questo universo rituale nella sua globalità qualifica il panorama della nostra storia religiosa e segna di sè il nostro vissuto civile e sociale.
Un patrimonio immenso, il cui valore intrinseco è fuori discussione. Ma anche un patrimonio tradizionale che gode di riconoscimenti soltanto ad honorem, di apprezzamenti talora formali, e non viene ritenuto capace di incidere a fondo sulla vera azione pastorale della Chiesa (che si esprimerebbe altrove). Questo patrimonio chiede, con voce sommessa ma decisa, di vedere riconosciuta e valorizzata la propria inalienabile specificità: esige in qualche modo di essere riscattato dalla posizione di contorno, quindi necessariamente defilata, in cui viene a trovarsi (suo malgrado) in più di qualche occasione.
C´è stato un tempo - per la verità non troppo lontano da noi - in cui sembrava sufficiente garantire una minimale frequenza ai sacramenti, possibilmente anche da parte dei "lontani", per salvaguardare l´identità cristiana; per tutto il resto si poteva quasi "tirare i remi in barca". Fortunatamente la Chiesa non ha mancato di rinnovare la consapevolezza che una pastorale è autentica e fruttuosa se si incentra sull´annuncio della Parola e si alimenta allo studio delle Scritture, se sfocia in un impegno di carità concreta a servizio di tutto l´uomo, se sviluppa una dinamica di testimonianza sempre più credibile che si estenda a tutti i settori della vita - dell´individuo come della comunità (religiosa, civile e politica) - con un respiro missionario tendenzialmente universale. L´iniziativa di un "Progetto culturale orientato in senso cristiano" intende rib
adire questi valori fatti propri dall´attività pastorale della Chiesa italiana, vuole conferirvi rinnovata efficacia e incisività nell´attuale fase storica. Ma è anche qui per interrogarsi su che cosa non ha funzionato anche nel passato più recente.


Vale dunque la pena di fermarsi a riflettere. Un testo chiave, "Sacrosanctum concilium" 10, chiama la Chiesa a riconoscere nella lode liturgica il culmen verso cui tutto tende e insieme la fons da cui tutto promana. E´ un appello scomodo, forse ingenuo, per alcuni scandaloso, che sembra voler congelare la situazione, in modo subdolo, a quel che era ieri: pura sacramentalizzazione. Eppure, a ben vedere, quel testo continuamente ci chiama - laici e pastori - a scoprire nuove vie per "inculturare la fede ed evangelizzare la cultura". E, proprio così, paradossalmente, il culto reso a Dio si rivela il massimo bene per la promozione integrale dell´uomo! Nella loro lungimiranza, illuminati dallo Spirito, i Padri conciliari avevano visto ciò che oggi la teologia liturgica non si stanca di ripetere, avendo maturato una coscienza limpidissima di quanto fosse vero quell´assunto. La celebrazione liturgica cela in sè potenzialità inesplorate per invocare, annunciare, cantare, incarnare, servire il Regno che è già in mezzo a noi e che deve ancora venire. La liturgia, in seno all´azione della Chiesa, ha davvero una sua specificità che va recuperata, rispolverata, rinvigorita.
I simboli religiosi, di cui le nostre liturgie sono sostanziate, vantano la capacità di condensare in una forma insuperabile pensiero e prassi, mito e azione, dogma e morale; ambiscono anzi a essere un tertium genus. Quando un rito liturgico è messo in grado di sprigionare la sua forza, i simboli da cose inerti si animano, prendono vita; il gesto e la parola si caricano di valenze inattese, riescono a evocare l´indicibile, a renderlo palpabile in mysterio; dando voce allo Spirito, aggregano i membri della comunità, li cementano, li edificano in Chiesa viva,
li stabiliscono come inviati nel mondo. Perchè in questo clima sacro la quotidianità è come sospesa, le cose e le azioni sono strappate all´uso funzionale e all´imperativo dell´efficienza, si muovono con gratuità, con libertà sovversiva, sciolte da ogni vincolo. E proprio allora l´uomo, afferrato dalla medesima libertà e coinvolto nel più profondo del suo essere, sperimenta un´apertura del tempo e dello spazio sull´infinito, viene posto per grazia a tu per tu con l´Infinito stesso.


Ma è un momento "magico", assai gracile e precario. Essere ripetitivi, si sa, a volte gioca brutti scherzi. La routine impigrisce, trasforma in cinici minimalisti, rende persino ciechi di fronte al nuovo. L´abitudine insinua una sorta di fariseismo anche nelle azioni più nobili e sacre, depotenzia anche le parole e i gesti dotati della carica più umanizzante. Questa è la grande controindicazione dei riti, dobbiamo riconoscerlo con onestà: tendono fisiologicamente a sclerotizzarsi, decadono impoverendosi sotto forme stereotipate. E´ indispensabile tenerne conto e vigilare costantemente. Ma questa ambiguità non deve far dimenticare che il rito è un luogo e un momento unico e insostituibile per gustare la bellezza della fede cristiana incarnata nei simboli della nostra cultura, e soprattutto per iniziare alla vita di fede. Il linguaggio della liturgia e dei sacramenti, infatti, è l´unico capace di trasmettere valori caricati di emozione e di instillare sentimenti purificati dal fuoco della Parola, di educare gli atteggiamenti profondi, di introdurre al senso della vita e al significato delle istituzioni che si pongono a suo servizio.
Il patrimonio liturgico di cui dicevamo, allora, anche oggi può esercitare tutto il suo fascino e continuare a elargire la forza salvifica che gli viene dall´Alto. A dispetto di una preoccupante flessione nel numero di chi pratica con regolarità i sacramenti - dato quantitativo che da decenni i rilevamenti statistici registrano - resta il fatto qualitativo
che l´autentica fede in Cristo trova proprio nella celebrazione rituale una sua mediazione ineludibile, un cuore pulsante. Che irradia la sua spinta propulsiva nella cultura e nella vita



Ufficio Liturgico Nazionale