26 aprile
IV domenica di Pasqua   versione testuale

Abitare con Gesù e fra noi

L’evento: “Come il Padre conosce me e io conosco il Padre”
     Il verbo “conoscere” = “amare”, che ricorre quattro volte in questo brano, e l’espressione “dare la vita”, che ricorre anch’essa quattro volte (quattro è numero cosmico che indica la totalità del creato), ce ne forniscono la chiave di lettura, quella della universalità dell’Amore divino che si riversa su tutti gli uomini passando per la persona del Figlio fatto servo. C’è un servizio mercenario che si presta, magari attivamente, per interesse proprio, e c’è un servizio di donazione che si presta per amore. Ma quello di Gesù Buon Pastore va ancora oltre, è il servizio che scaturisce dall’Amore creatore e fondante di Dio: “Dio non ci ama perché siamo amabili, ma siamo resi amabili perché Dio ci ama”, scrive C.S. Lewis, così come un tetto diviene lucente perché è illuminato dal sole, e non viene scelto dal sole perché è luminoso di per sé. L’amore di Dio ci rende luminosi perché ci illumina, non ci dona la sua luce perché già siamo luminosi di nostro. Anzi, la nostra miseria, la nostra bassezza ci rendono irresistibili per Lui. È nella nostra pochezza che siamo chiamati a dimorare in Lui e a dimorare insieme. Tutto sgorga dall’Amore trinitario: come il Padre e il Figlio dimorano insieme, così il Figlio dimora con le sue pecore; come il Padre ama il Figlio e il Figlio ama il Padre, così il Figlio ci ama e ci dà vita; così, pure, siamo chiamati ad abitare la comunità degli uomini come Lui, l’Emmanuele, abita in noi. Stare con Lui, però, significa anche modificare il nostro modo di stare con i fratelli.
 
La Chiesa proclama: “In nessun altro c’è salvezza”
     L’unico Salvatore è Gesù Cristo, il Nazareno, chiave di volta della storia di tutti gli uomini, pietra angolare che sostiene tutta l’umanità, anche coloro che non lo conoscono ma che sono chiamati, non meno di noi, a stare con Lui. Il nostro atteggiamento verso l’altro deve essere modellato sul suo. L’azione della Chiesa non è attivismo: gli apostoli sono anche dei benefattori dell’uomo, ma non solo questo. L’agire della Chiesa promana dall’essere Chiesa, costituita dall’Amore trinitario che la inabita. Così l’altro, destinatario dell’aiuto fraterno, non può essere considerato un oggetto o un termine dell’azione, ma, per se stesso, un fratello per il quale il Cristo si è immolato. Occorre ripensare il nostra abitare la comunità degli uomini in questa dimensione verticale essenziale.

Il nostro presente, il nostro futuro: “Dimorano nella terra, ma hanno la loro cittadinanza nel cielo”
“V. 1. I cristiani né per regione, né per voce, né per costumi sono da distinguere dagli altri uomini. 2. Infatti, non abitano città proprie, né usano un gergo che si differenzia, né conducono un genere di vita speciale. 4. Vivendo in città greche e barbare, come a ciascuno è capitato, e adeguandosi ai costumi del luogo nel vestito, nel cibo e nel resto, testimoniano un metodo di vita sociale mirabile e indubbiamente paradossale. 5. Vivono nella loro patria, ma come forestieri; partecipano a tutto come cittadini e da tutto sono distaccati come stranieri. Ogni terra straniera è patria loro, e ogni patria è straniera. 6. Si sposano come tutti e generano figli, ma non gettano i neonati. 7. Mettono in comune la mensa, ma non il letto. 8. Sono nella carne, ma non vivono secondo la carne. 9. Dimorano nella terra, ma hanno la loro cittadinanza nel cielo. 10. Obbediscono alle leggi stabilite, e con la loro vita superano le leggi. 11. Amano tutti, e da tutti vengono perseguitati. 13. Sono poveri, e fanno ricchi molti; mancano di tutto, e di tutto abbondano.
VI. 1. A dirla in breve, come è l'anima nel corpo, così nel mondo sono i cristiani. 2. L'anima è diffusa in tutte le parti del corpo e i cristiani nelle città della terra. 3. L'anima abita nel corpo, ma non è del corpo; i cristiani abitano nel mondo, ma non sono del mondo. 7. L'anima è racchiusa nel corpo, ma essa sostiene il corpo; anche i cristiani sono nel mondo come in una prigione, ma essi sostengono il mondo. 8. L'anima immortale abita in una dimora mortale; anche i cristiani vivono come stranieri tra le cose che si corrompono, aspettando l'incorruttibilità nei cieli. 10. Dio li ha messi in un posto tale che ad essi non è lecito abbandonare” (Lettera a Diogneto).