12 aprile
II domenica di Pasqua   versione testuale

Colletta
Dio di eterna misericordia, che nella ricorrenza pasquale ravvivi la fede del tuo popolo, accresci in noi la grazia che ci hai dato, perché tutti comprendiamo l'inestimabile ricchezza del Battesimo che ci ha purificati, dello Spirito che ci ha rigenerati, del Sangue che ci ha redenti. Per il nostro Signore...
 
Liturgia della Parola
Prima lettura At 4,32-35: Un cuore solo e un'anima sola.
Salmo 117: Rendete grazie al Signore perché è buono: il suo amore è per sempre.
Seconda lettura 1Gv 5,1-6: Chiunque è stato generato da Dio vince il mondo.
Canto al Vangelo Gv 20,29: Perché mi hai veduto, Tommaso, tu hai creduto; beati quelli che non hanno visto e hanno creduto!
Vangelo Gv 20,19-31: Otto giorni dopo, venne Gesù.

Spunti brevi
L’uomo nuovo, rigenerato dalla forza della risurrezione di Cristo, costituisce una comunità nuova. Dal Risorto non derivano superuomini singoli, ma persone autentiche, che nella libertà si incontrano, condividono, imparano insieme e si aiutano ad amare come Gesù. Il punto critico è se davvero la comunità si edifica a partire dalla fede e dall’incontro con il Risorto: altrimenti la carità resterà un fatto auspicato, desiderato, predicato, ma irrealizzabile. Chi invece accoglie il Risorto, ne riceve i doni e li condivide con gioia.
 
La manifestazione esterna: l’amore fraterno
“Chi ama colui che ha generato, ama anche chi da lui è stato generato”. La lettera di Giovanni invita a riconoscere tutte le conseguenze della vita nuova comunicata dal Risorto: nella carità di Cristo, diventa possibile riconoscere, accogliere e amare anche i fratelli e le sorelle nella fede. Dall’incontro con il Risorto si è abilitati ad una vita di comunione, superando la tentazione dell’individualismo: si tende ad avere, come la comunità di Gerusalemme, “un cuore solo e un’anima sola”.
 
Amore senza fede?
Ci sentiamo spesso invitati a vivere maggiormente la carità. Si desidera da più parti una Chiesa più “concreta”, più “vicina alla gente”, più capace di vivere un’autentica fraternità, mettendo in atto tutte le possibilità di aiuto e vicinanza soprattutto nei confronti dei più poveri. Anche sui mezzi di comunicazione trovano risalto soprattutto quelle parole del Papa che invitano alla testimonianza della carità, quelle esperienze e quei personaggi che si distinguono nell’ambito di una promozione attiva della solidarietà. Da un lato occorre rallegrarsi se viene riconosciuta e apprezzata l’azione di una Chiesa “impegnata” fattivamente nella promozione dell’umano. Dall’altro constatiamo la fatica a mettere davvero in pratica la carità: anche il favore mediatico, che accompagna come un fuoco di paglia determinate emergenze, si spegne rapidamente, appena declina l’interesse scandalistico.
La pratica più vitale ed essenziale della carità, quella vissuta quotidianamente, nell’attenzione alle persone, seguendo con partecipazione e affetto i lentissimi progressi nel riscatto delle persone, non trova una seria attenzione e non fa notizia.
 
Il nodo da sciogliere: paganti, plaudenti, inattivi
Il più delle volte si resta dunque spettatori: si ammirano le parole del Papa e degli altri testimoni della promozione umana, si fa eventualmente anche un’offerta, talvolta perfino generosa, si è disposti a spendere qualche discorso su temi di impegno sociale, ci si concede perfino il lusso di indignarsi e infiammarsi… restando però sulla poltrona di casa, nascosti dietro il telecomando. Dal prete antimafia al film violento al programma di evasione lo spazio è breve: lo spazio di un clic. Restiamo tutto sommato come pezzi di roccia, su cui di tanto in tanto verdeggia il muschio della carità superficiale; ma senza poter scalfire la superficie, senza poter mettere radici. La carità non sostenuta da un annuncio gioioso, da un ascolto attento, da una fede profonda e costante, periodicamente germoglia e periodicamente inaridisce.
 
La ragione profonda: l’incontro col Risorto
La fraternità autentica si genera dall’incontro col Risorto. “Pace a voi” dice Gesù. E quando davvero accogliamo la sua pace, solo allora possiamo ridonarla. “Ricevete lo Spirito”: solo chi ha accolto lo Spirito della vita, può farsi autentico promotore di vita. “A chi rimetterete i peccati saranno rimessi”: Gesù dona ai discepoli e alla Chiesa tutta la missione di opporsi al peccato e testimoniare il perdono. La fede accolta gioiosamente genera carità: quella carità che non si spegne, quella carità che mette radici.
 
La gioia da vivere: Tommaso e i beati
Tommaso finché non accoglie il Risorto si ritrova anche ai margini della comunità: non perché non ha ricevuto la testimonianza dei fratelli, ma perché non la accoglie. Gesù acconsente a manifestargli la sua presenza, ma gli propone la beatitudine di chi non ha visto, eppure crede, sulla parola dei testimoni, sulla parola dei fratelli. Radicata nella fede della Risurrezione, la Chiesa di Gerusalemme può essere davvero comunità nuova: la scintilla della fede produce una deflagrazione che si espande: condivisione delle risorse, unione della vita, coraggio nell’annuncio, sostegno reciproco.