5 aprile
Pasqua di Risurrezione   versione testuale

Sono risorto, e sono sempre con te;
tu hai posto su di me la tua mano,
è stupenda la tua saggezza. Alleluia.
 
Antifona d’Ingresso
 
 
Il Tempo pasquale estende e prolunga la gioia della Risurrezione del Signore fino al suo compimento, il cinquantesimo giorno, domenica di Pentecoste. Infatti, come ci ricordano Le norme generali per l’Ordinamento dell’Anno liturgico e del Calendario:
«I cinquanta giorni che si succedono dalla domenica di Risurrezione alla domenica di Pentecoste si celebrano nell’esultanza e nella gioia come un solo giorno di festa,
anzi come “la grande domenica”»
(Norme Generali per l’Ordinamento dell’Anno Liturgico e del Calendario, 22).
 
Sono giorni rischiarati dalla luce del cero pasquale che resta acceso in tutte le celebrazioni liturgiche fino alla domenica di Pentecoste. Sono giorni allietati dal canto dell’Alleluia che, in modo del tutto particolare, risuona nelle antifone, nei salmi e nei canti della liturgia. Sono anche i giorni in cui, in modo del tutto particolare, la Chiesa celebra i sacramenti della fede (prima Comunione, Cresima, Matrimonio, ecc.). Infine, sono i giorni in cui i neofiti sono accolti con calore dalla comunità cristiana e, insieme ai loro padrini, essere aiutati a inserirsi nella comunità parrocchiale.
La liturgia della domenica di Pasqua è caratterizzata da un clima gioioso perché i germogli della risurrezione si diffondono nel mondo, facendo rinascere la bellezza, la speranza, la gioia. Come ci ricorda papa Francesco nell’esortazione apostolica Evangelii Gaudium: «La risurrezione di Cristo produce in ogni luogo germi di questo mondo nuovo; e anche se vengono tagliati, ritornano a spuntare, perché la risurrezione del Signore ha già penetrato la trama nascosta di questa storia» (EG 278). Nel Tempo pasquale, dunque, è opportuno curare in modo particolare i linguaggi della gioia (canti, luci, fiori, ecc.), senza dimenticare, tuttavia, che la vera festa nasce lì dove fiorisce la carità e un’autentica fraternità cristiana.
La domenica di Pasqua è caratterizzata dal canto della Sequenza di Pasqua Victimæ Paschali che, posto tra la seconda lettura e l’acclamazione al Vangelo, chiede di essere eseguito in canto (RN 195), oppure, lì dove non è possibile, lo si potrebbe affidare ad un lettore (possibilmente diverso da colui che ha proclamato la seconda lettura), con un eventuale sottofondo musicale sul tema dell’antica melodia gregoriana.
 
Infine, ricordiamo che la domenica di Pasqua e per l’intera Ottava, il Messale prevede il congedo pasquale proprio (La Messa è finita: andate in pace. Alleluia, alleluia. Andate e portate a tutti la gioia del Signore risorto. Alleluia. Alleluia.) Per la sua esecuzione in canto è possibile consultare il Repertorio Nazionale al n° 164.
Il giorno di Pasqua, per antica tradizione, si conclude con la celebrazione dei secondi Vespri celebrati nel modo più solenne, «per festeggiare il tramonto di un giorno così sacro e per commemorare le apparizioni nelle quali il Signore si mostrò ai suoi discepoli”.
Là dove è ancora in vigore, si conservi con la massima diligenza la tradizione particolare di celebrare, nel giorno di Pasqua, i Vespri battesimali durante i quali, mentre si cantano i salmi, si fa la processione al fonte» (Principi e Norme per la Liturgia delle Ore, 213).