25 dicembre - Natale del Signore   versione testuale

I bambini

Nel Dio che si fa uno di noi e che oggi contempliamo bambino a Betlemme, siamo provocati e chiamati a ri-considerare la preziosità di ogni bambino, di ogni nuova vita che il Signore, per il tramite dei genitori, dona all’intera comunità umana ed ecclesiale.
«Per prima cosa i bambini ci ricordano che tutti, nei primi anni della vita, siamo stati totalmente dipendenti dalle cure e dalla benevolenza degli altri. E il Figlio di Dio non si è risparmiato questo passaggio. È il mistero che contempliamo ogni anno, a Natale. Il Presepe è l’icona che ci comunica questa realtà nel modo più semplice e diretto […] I bambini sono in se stessi una ricchezza per l’umanità e anche per la Chiesa, perché ci richiamano costantemente alla condizione necessaria per entrare nel Regno di Dio: quella di non considerarci autosufficienti, ma bisognosi di aiuto, di amore, di perdono. E tutti, siamo bisognosi di aiuto, d’amore e di perdono» (Francesco, Udienza generale, 18 marzo 2015).
Il Bambino Gesù e ogni bambino devono diventare il punto di riferimento di ogni famiglia. Guardando i bambini, i componenti il nucleo familiare più grandi nel cammino della vita, sapranno verificare la loro appartenenza a Dio e l’amore che riescono a  far circolare all’interno dei rapporti quotidiani. La fiducia negli altri e nella vita, la tenerezza, la capacità di sorridere e di piangere: questo gli adulti devono re-imparare dai bambini.
«Cari fratelli e sorelle, i bambini portano vita, allegria, speranza, anche guai. Ma, la vita è così. Certamente portano anche preoccupazioni e a volte tanti problemi; ma è meglio una società con queste preoccupazioni e questi problemi, che una società triste e grigia perché è rimasta senza bambini! E quando vediamo che il livello di nascita di una società arriva appena all’un percento, possiamo dire che questa società è triste, è grigia perché è rimasta senza bambini» (Francesco, Udienza generale, 18 marzo 2015).